The true origins of the two World Wars have been deleted from all our history books and replaced with mythology. Neither War was started (or desired) by Germany, but both at the instigation of a group of European Zionist Jews with the stated intent of the total destruction of Germany. The documentation is overwhelming and the evidence undeniable. (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) (9) (10) (11)
That history is being repeated today in a mass grooming of the Western world’s people (especially Americans) in preparation for World War III – which I believe is now imminent.
I riflettori mediatici si sono focalizzati il 5 giugno sul
presidente Trump e i leader europei della NATO che, nell’anniversario del D-Day,
autocelebravano a Portsmouth «la pace, libertà e democrazia assicurate in Europa»
impegnandosi a «difenderle in qualsiasi momento siano minacciate». Chiaro il
riferimento alla Russia.
I grandi media hanno invece ignorato o relegato in secondo
piano, a volte con toni sarcastici, l’incontro svoltosi lo stesso giorno a
Mosca tra i presidenti di Russia e Cina. Vladimir Putin e Xi Jinping, quasi al trentesimo incontro in sei
anni, hanno presentato non concetti retorici ma una serie di fatti. L’interscambio
tra i due paesi, che ha superato l’anno scorso i 100 miliardi di dollari, viene
accresciuto da circa 30 nuovi progetti cinesi di investimento in Russia, in
particolare nel settore energetico, per un totale di 22 miliardi. La Russia è
divenuta il maggiore esportatore di petrolio in Cina e si prepara a divenirlo
anche per il gas naturale: a dicembre entrerà in funzione il grande gasdotto orientale,
cui se ne aggiungerà un altro dalla Siberia, più due grossi impianti per l’esportazione
di gas naturale liquefatto.
Il piano Usa di isolare la Russia con le sanzioni, attuate
anche dalla Ue, e con il taglio delle esportazioni energetiche russe in Europa,
viene in tal modo vanificato.
La cooperazione russo-cinese non si limita al settore
energetico. Sono stati varati progetti congiunti in campo aerospaziale e altri
settori ad alta tecnologia. Si stanno potenziando le vie di comunicazione ferroviarie,
stradali, fluviali e marittime tra i due paesi. In forte aumento anche gli
scambi culturali e i flussi turistici. Una cooperazione a tutto campo, la cui
visione strategica emerge da due decisioni annunciate al termine dell’incontro:
Øla firma di un accordo
intergovernativo per espandere l’uso delle monete nazionali, il rublo e lo
yuan, negli scambi commerciali e nelle transazioni finanziarie, in alternativa
al dollaro ancora dominante;
Øl’intensificazione degli sforzi
per integrare la Nuova Via della Seta, promossa dalla Cina, e l’Unione
economica eurasiatica, promossa dalla Russia, con «la visione di formare
in futuro una più grande partnership eurasiatica».
Che tale visione non sia semplicemente economica lo conferma la
«Dichiarazione congiunta sul rafforzamento della stabilità strategica globale»
firmata al termine dell’incontro. Russia e Cina hanno «posizioni identiche o
molto vicine», di fatto contrarie a quelle USA/NATO, riguardo a Siria, Iran, Venezuela e Corea del
Nord.
Avvertono che il ritiro degli Usa dal Trattato INF (allo
scopo di schierare missili nucleari a raggio intermedio a ridosso sia della
Russia che della Cina) può accelerare la corsa agli armamenti e accrescere la possibilità
di un conflitto nucleare. Denunciano la decisione USA di non ratificare il Trattato
sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari e di preparare il sito
per possibili test nucleari. Dichiarano «irresponsabile» il fatto che alcuni
Stati, pur aderendo al Trattato di Non-Proliferazione, attuino «missioni
nucleari congiunte» e richiedono loro «il rientro nei territori nazionali di
tutte le armi nucleari schierate fuori dai confini». Una richiesta che riguarda
direttamente l’Italia e gli altri paesi europei dove, violando il Trattato di Non-Proliferazione,
gli Stati uniti hanno schierato armi nucleari utilizzabili anche dai paesi
ospiti sotto comando USA: le bombe nucleari B-61 che saranno sostituite dal
2020 dalle ancora più pericolose B61-12.
Di tutto questo non hanno parlato i grandi media, che il 5
giugno erano impegnati a descrivere le splendide
toilettes della First Lady Melania Trump alle cerimonie del D-Day.
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